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Per Aspera Ad Veritatem n.11
INTERVISTA a Ermete REALACCI ed Enrico FONTANA di LEGAMBIENTE

Questione ambientale ed ecomafia



D. Quali sono, ad avviso di Legambiente, le specificità italiane della questione ambientale?

R. (Realacci) - L'Italia condivide i problemi ambientali di tutti i grandi Paesi industrializzati del mondo. Le questioni ambientali, tuttavia, si intrecciano fortemente, nel nostro Paese, da un lato con la difesa e la valorizzazione di un patrimonio storico-culturale unico al mondo, che rappresenta un fattore di identità e di sviluppo anche economico, dall'altro con una forte evasione dalle leggi e con un ancor più rilevante peso della criminalità organizzata.
In altri termini, l'arte, la cultura e la storia che permeano il nostro territorio e che costituiscono la sua straordinaria ricchezza, determinano una connessione inscindibile tra difesa dell'ambiente e difesa dell'identità e dell'interesse nazionale, compresa l'immagine e la conseguente credibilità del sistema Paese nel contesto internazionale.
Prova ne sia che l'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo in cui un'organizzazione criminale può progettare e portare a termine - come è avvenuto nel 1993 - un'azione terroristica colpendo monumenti storici, con ciò evidentemente ritenendo, non a torto, di mettere in crisi interessi vitali.
Al tempo stesso, l'Italia è anche il Paese in cui l'illegalità ambientale, in tutta una serie di settori che riguardano la difesa del territorio e la tutela della salute dei cittadini, è diffusa e controllata con difficoltà. Ciò ha determinato che la criminalità organizzata, che com'è noto nel nostro Paese presenta aspetti di particolare radicamento e pericolosità, si sia progressivamente inserita nei processi connessi allo sviluppo di un'economia legata all'ambiente, distorcendone o annullandone le finalità e lucrandone illeciti e crescenti profitti. è il fenomeno che noi abbiamo definito "ecomafia".
Sono convinto, pertanto, che la difesa dell'ambiente e contrasto alla criminalità organizzata possano essere considerati due risvolti della stessa medaglia, specularmente collegati, lo spero, in un processo virtuoso tale che l'affermazione della legalità in uno dei due settori finisca inevitabilmente per trasformarsi in un vantaggio per la collettività.

D. Il neologismo "ecomafia" è sempre più diffuso, anche in atti e documenti ufficiali. Quale fenomeno intende sintetizzare?

R. (Realacci) - "Ecomafia" è un neologismo ideato nell'ambito di Legambiente. Lavorando sul territorio del nostro Paese, abbiamo visto emergere con sempre maggiore chiarezza, da almeno dieci anni, il rapporto fra forme di attività illegali e di notevole impatto ambientale (in settori quali smaltimento dei rifiuti, cave, appalti pubblici, abusivismo edilizio) e l'azione della criminalità organizzata.
R. (Fontana) - Con il termine "ecomafia" non abbiamo in realtà inteso riferirci all'illegalità ambientale diffusa, che riguarda, a livelli diversi, la generalità dei Paesi industrializzati, quanto piuttosto indicare in forma sintetica ed immediata il punto di incrocio tra tre diverse forme di criminalità.
Mi riferisco alla criminalità organizzata, alla criminalità economica e alla criminalità ambientale. Quest'ultima si è purtroppo sviluppata nel nostro Paese, ma dispone ormai sicuramente di diramazioni a carattere internazionale.
Desidero sottolineare che i soggetti che operano nell'ambito della criminalità ambientale hanno attitudini e capacità criminali di alto profilo, nonché notevoli conoscenze di carattere tecnico-scientifico ed anche normativo per poter aggirare i controlli previsti dalle leggi.

D. Alla luce dell'esperienza di Legambiente, quanto ritenete rilevante il peso delle attività della criminalità organizzata nel settore ambientale?

R. (Fontana) - Per quanto riguarda la questione dello smaltimento illegale dei rifiuti, che è quella maggiormente studiata ed analizzata, a partire dal 1994 sono stati preparati tre dossier dal titolo "Rifiuti S.p.a.". In tali documenti emerge con sempre maggiore chiarezza non solo il coinvolgimento di organizzazioni e strutture criminali di alto profilo nella holding del riciclaggio fantasma, ma anche la capacità dei soggetti criminali di adeguare le proprie attività all'azione repressiva delle Forze dell'Ordine od addirittura alle nuove normative.
Il peso è pertanto rilevante e crescente, così come del resto si evince dall'ultimo elaborato dell'associazione, il "Rapporto ecomafia ‘98", pubblicato nel marzo di quest'anno e specificamente riferito all'illegalità ambientale in Italia e al ruolo della criminalità organizzata.
I dati pubblicati nel rapporto sono purtroppo significativi.

D. Il "Rapporto ecomafia ‘98" è realmente inquietante e la Rivista ne pubblica, nella parte dedicata alla documentazione, uno stralcio. Un aspetto importante è quello relativo alla gestione criminale del mercato dei rifiuti. Come ritenete possa essere stata agevolata l'infiltrazione criminale in tale settore di attività?

R. (Fontana) - Le cosche criminali hanno avuto buon gioco ad entrare in tale mercato per la scarsa disponibilità di canali "legali" per la raccolta, lo smaltimento e/o il riciclaggio dei rifiuti, in un contesto in cui si è venuto progressivamente incrementando, anche in ragione della normativa ambientale, il valore economico connesso al ciclo dei rifiuti.
Tali soggetti criminali sono ovviamente competitivi sul mercato rispetto agli imprenditori "puliti" non avendo problemi di investimenti di impianti, né problemi di personale. Essi inoltre, così come del resto avviene in tutte le attività economiche criminali, non trovano ostacoli di carattere imprenditoriale, non risentono delle lungaggini burocratiche, delle pastoie normativo-amministrative e usufruiscono di quel sistema di protezione-collusione di cui gli altri imprenditori non godono.

D. Si potrebbe indicare, anche approssimativamente, una data di nascita del fenomeno?

R. (Fontana) - Noi stimiamo, sulla base dell'osservazione del territorio, ma anche in relazione ad indagini giudiziarie compiute e a dichiarazioni di collaboratori di giustizia rese pubbliche, che questo fenomeno abbia assunto nel nostro Paese dimensioni macroscopiche, soprattutto per quanto riguarda i traffici Nord-Sud, a partire dalla seconda metà degli anni '80.

D. Lo smaltimento dei rifiuti è dunque un fenomeno che ha conosciuto un processo di evoluzione nel corso del tempo: quali ne erano i caratteri distintivi fino alla seconda metà degli anni ottanta?

R. (Fontana) - Fino a quell'epoca, accanto allo smaltimento illegale tradizionale, funzionava l'autosmaltimento, ossia l'imprenditore si liberava in modo autonomo, "in casa", dei rifiuti pericolosi che produceva.
Si pensi che la normativa sui rifiuti è del 1982. Questo significa che il boom industriale del nostro Paese si è realizzato in assenza di qualsivoglia normativa di riferimento per quanto concerne tale settore. Non è difficile immaginare le inevitabili e disastrose conseguenze per l'ambiente.
Prima della seconda metà degli anni ottanta le filiere di traffici erano più o meno dominate da attività a carattere internazionale, in particolare le cosiddette "navi dei veleni", cariche di rifiuti, che venivano scaricati nei Paesi in via di sviluppo in cambio di denaro o quant'altro.
Tali traffici erano persino legali in quanto non vi era all'epoca una normativa a livello nazionale e/o internazionale che li impedisse o consentisse direttamente di reprimerli.

D. Come si è modificato il fenomeno a partire dalla seconda metà degli anni ottanta?

R. (Fontana) - Si sono sviluppati, come ho avuto modo di accennare, i traffici di rifiuti Nord-Sud in Italia. Alcuni di questi traffici ab origine avevano anche una parvenza di legalità ovvero figurava, ad esempio, che le discariche della Campania potevano ricevere legittimamente rifiuti prodotti da Bologna.
In realtà le indagini giudiziarie hanno consentito di accertare che non solo questi traffici avvenivano in violazione della normativa che regolava la gestione dei rifiuti, ma che questi non arrivavano mai nelle discariche dove formalmente erano destinati e finivano...in posti sconosciuti.

D. Quando Legambiente si è resa conto di questo fenomeno come ha reagito e quali misure di sensibilizzazione ha ritenuto opportuno promuovere?

R. (Realacci) - Bisogna partire dal presupposto che si sono registrati un forte ritardo ed una mancanza di coordinamento da parte delle Forze dell'Ordine nell'azione di contrasto in questo settore.
Abbiamo dunque iniziato a collaborare con l'Arma dei Carabinieri, ed in seguito anche con le altre Forze di Polizia, sensibilizzandole sulla portata criminale del fenomeno, fornendo tutto il supporto di conoscenze derivante dalla presenza sul territorio di Legambiente.
Al contempo, e sul piano più generale, abbiamo cercato di svolgere un'azione di sensibilizzazione dell'opinione pubblica allertandola sull'importanza della questione ambientale, ma soprattutto sulle particolari caratteristiche che tale questione riveste in Italia.

D. Con quale esito?

R. (Realacci) - Penso che il nostro contributo possa aver favorito una maggiore attenzione verso le tematiche ambientali e coloro che se ne occupano nell'ambito delle Forze di Polizia e della Magistratura sono ormai consapevoli di operare in un settore che tocca nel vivo l'opinione pubblica.
Del resto, può registrarsi anche un effetto boomerang per la criminalità organizzata. Le azioni che hanno un impatto sull'ambiente, con evidenti danni per i cittadini (si pensi alle discariche abusive, all'avvelenamento del terreno, ecc.), hanno capacità di suscitare elementi di anticorpo nei confronti della criminalità organizzata, alimentando forme di dissenso impensabili, soprattutto in determinate aree del Paese, fino a qualche anno fa.

D. Quali sono i danni che tali comportamenti criminali hanno prodotto e producono sull'ambiente?

R. (Fontana) - è chiaro che alle devastazioni sull'ambiente si assommano i rischi di carattere sanitario, anche se quest'ultimo problema non è stato mai enfatizzato da Legambiente.
Al degrado ambientale si accompagna il degrado alimentare, come nel caso di alcuni Comuni dell'Agro Aversano (Caserta) dove i terreni vengono irrigati con l'acqua di canali nei quali è stato versato l'amianto.
Altri tipi di rischi sono quelli di ordine economico. Infatti, con l'inserirsi del crimine organizzato in un settore come quello dello smaltimento dei rifiuti viene alterato il sistema della concorrenza e vengono sottratte risorse economiche preziose ad un settore imprenditoriale che potrebbe altrimenti svilupparsi, con evidenti benefici per il miglioramento complessivo dell'assetto ecologico-ambientale.
Un tale processo produce alterazioni al normale andamento del sistema economico nocive per il Paese, che in questo caso rivestono una specificità di danno ambientale.
Si pensi, per quanto concerne il settore dei rifiuti, che ogni anno spariscono nel nulla circa un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti pericolosi, che vengono formalmente smaltiti da ogni Regione fuori dal proprio territorio. Questi sono dati ufficiali, contenuti nella Relazione sullo stato dell'Ambiente del competente Ministero. Pare proprio lecito chiedersi dove sia la ventunesima Regione dove finiscono questi rifiuti "fantasma".

D. L'emergenza di un così consistente stato di pericolo ha sollecitato il Legislatore ad adottare opportune misure? Qual è in altri termini la situazione sul piano normativo?

R. (Fontana) - Il sistema normativo è complessivamente scarsamente efficace, tanto che è fondato il sospetto che organizzazioni criminali di altri Paesi si siano orientate verso l'Italia - dove i rischi di essere perseguiti sono minori - per mettere in opera traffici di rifiuti a carattere internazionale che avrebbero avuto come meta finale di smaltimento proprio il nostro Paese.
R. (Realacci) - A livello parlamentare, per la prima volta è stata istituita una Commissione bicamerale d'indagine sulla questione dei rifiuti, che rappresenta peraltro solo un segmento della questione "ecomafia". Ciò è comunque un segnale di attenzione che non va trascurato.
Sul piano generale, uno dei problemi più importanti è la carenza della normativa penale di interdizione al fenomeno. Sono allo studio, con la collaborazione di Legambiente, proposte che potrebbero in parte colmare tale lacuna, ma che tuttavia tardano ad essere messe all'ordine del giorno dal Parlamento.

D. I Servizi di Informazione e sicurezza hanno, tra i loro compiti istituzionali, quello di svolgere azione informativa finalizzata al contrasto della criminalità organizzata. Ad avviso di Legambiente, il SISDe dovrebbe occuparsi della questione ambientale?

R. (Fontana) - La mia risposta è positiva e il motivo sostanziale è che dietro l'illegalità nel settore dell'ambiente si percepisce - ed ormai se ne hanno continue conferme - l'esistenza di una struttura criminale o di una pluralità di strutture e di interessi criminali che rappresentano una minaccia per il nostro Paese. è stato già detto all'inizio di questa intervista quale sia il livello di questa minaccia, in relazione al ruolo strategico che riveste l'ambiente rispetto all'interesse nazionale.
R. (Realacci) - Occorre anche non trascurare il fatto che uno dei fenomeni legato all'ecomafia, intendo il traffico dei rifiuti, si incrocia con altri tipi di traffici che avvengono a livello internazionale, come quello delle armi. Nell'ambito di tali attività criminose il rapporto tra diverse organizzazioni sembra essere un dato oramai acquisito.
Tutto questo, a nostro avviso, rende auspicabile e a questo punto indispensabile, nell'interesse del Paese, che all'ordinario lavoro delle Forze di Polizia si possa sommare il valore aggiunto dell'attività informativa dei Servizi, per sviluppare un'azione a tutto campo finalizzata a contenere e reprimere il fenomeno esistente e a scongiurare i rischi di una sua estensione, anche perché la salvaguardia del patrimonio storico-culturale e lo sviluppo di una economia pulita e competitiva rivestono per il nostro Paese un interesse strategico.
L'esperienza della lotta alla criminalità organizzata ha del resto insegnato, credo, che l'azione di prevenzione, quando i problemi vengono percepiti per tempo, produce effetti straordinari e pone al riparo da danni poi irreparabili. Ciò è tanto più vero nel settore ambientale, dove il danno prodotto può essere sanato, e non sempre, con tempi lunghi e impegni estremamente faticosi talvolta difficilmente sostenibili.

D. Come dovrebbe configurarsi, a vostro avviso, l'impegno del SISDe nei confronti dell' "ecomafia"?

R. (Realacci) - In primo luogo attraverso l'azione d'intelligence che aiuti a meglio capire e penetrare il fenomeno, mettendo in luce le interrelazioni con altri filoni dell'attività criminale organizzata, nonché le interdipendenze con i diversi traffici illeciti cui questa si dedica. La carenza di informazioni e la possibilità di leggerle in un contesto di analisi è spesso il limite oggettivo contro il quale ci si misura, soprattutto in zone tradizionalmente poco penetrabili dall'esterno. Un'attività informativa "sul campo" consentirebbe di monitorare il fenomeno in tempo reale, e non solamente successivamente, al termine di indagini giudiziarie, quando cioè i danni sono già avvenuti.
R. (Fontana) - Abbiamo già manifestato il nostro apprezzamento per quanto abbiamo avuto modo di leggere in un documento ufficiale, la Relazione sull'attività dei Servizi di Sicurezza del primo semestre '96, nella quale per la prima volta si dava conto pubblicamente dell'interessamento e dell'attivazione dei nostri Servizi di Sicurezza sul tema dell'emergenza ambientale.
Siamo convinti che gli appartenenti al SISDe che potranno operare in questo settore di intervento - che il Servizio sta sviluppando, grazie alla sensibilità del Direttore, il Prefetto Stelo - possano trovare una giusta e forte motivazione, che è condizione indispensabile per il raggiungimento di buoni risultati. Siamo anche convinti che questa attività del SISDe potrà essere percepita - aggiungo finalmente - anche all'esterno, come un segnale di novità e di rinnovamento nel ruolo degli Organismi di intelligence nel nostro Paese.


(*) Ermete REALACCI è il Presidente di LEGAMBIENTE ed Enrico Fontana è il Responsabile Nazionale dell'Osservatorio Ambiente e Legalità della stessa associazione.

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